La pasta ingrassa di più mangiata senza condimenti, piuttosto che il contrario. Questo perché l'insulina (responsabile dei livelli di zucchero nel sangue che, se alta, favorisce l'accumulo di grassi) viene mantenuta al livello ideale se ogni pasto è composto da carboidrati, grassi e proteine. Una dieta sana ed equilibrata prevede infatti pasti a base di pasta condita con verdure, fonte di vitamine e sali minerali, e un filo di olio extra-vergine d’oliva.
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La pasta contiene un aminoacido, il triptofano, che stimola la produzione di serotonina, neurotrasmettitore che agisce sull'umore, donando una sensazione di benessere e appagamento.
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Fra i carboidrati (patate, pane bianco, zuccheri), la pasta ha l’indice glicemico più basso, insieme al pane di grano duro. Questo non solo comporta il senso sazietà, ma aiuta a mantenere bassi i livelli della proteina C reattiva collegata al rischio cardiovascolare. Inoltre, avendo pochissimo sodio, è amica della pressione, sempre che non si esageri con il sale nei condimenti. Infine contiene fibre, determinanti nell’abbassare il rischio di malattie cardiovascolari. E se condita con salsa di pomodoro cotto, c’è anche l’apporto del licopene, sostanza efficace nella prevenzione di tumori.
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La pasta contiene carboidrati complessi che stimolano la produzione di serotonina regalando buon umore, inoltre gratifica il palato, sazia, è di facile digestione e non ha un indice glicemico eccessivamente alto. Il segreto è tutto nel condimento che dovrà essere leggero, povero di grassi, meglio se a base di verdure che insieme alle spezie arricchiscono di gusto i piatti.
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La pasta non contiene colesterolo, quindi, si può introdurre anche nelle diete ipolipidiche, facendo attenzione, ovviamente, al condimento.
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La pasta è un alimento ricco di carboidrati che altro non sono che carboidrati complessi a lento assorbimento. Essi provocano un progressivo aumento della glicemia senza però sottoporre l’organismi a bruschi e repentini picchi glicemici. Questo processo favorisce il buon umore.
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Perché la rete di glutine trattiene l’amido al suo interno rendendolo assimilabile in modo graduale (fattore che riduce i picchi glicemici), inoltre la masticazione risultando più lenta e prolungata consente l’inizio delle digestione degli amidi già in bocca attraverso la ptialina, un enzima, riducendo così il lavoro a carico dell’apparato digerente.
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